The Mission. Dei copti e della loro naturale tendenza verso l'eresia (parte 2 di 6)

Primo secolo dopo Cristo, letteralmente. È passato infatti quasi un secolo dalla crocifissione e la Missione deve ancora carburare. Anche se gli apostoli sono morti e le loro reliquie sono gelosamente custodite da uno sparutissimo numero di fedeli, e anche se i primi vescovi stanno viaggiando fino ai confini del mondo conosciuto, come gli Urali, di fatto non c'è nessuna comunità stabile di cristiani al mondo, tranne forse quella di Gerusalemme che però, ai fini del gioco, non conta. L'unica che c'era era a Roma, ma i locali, nei fatti, sono tornati alle usanze ebraiche, rifacendosi alla Torah e ai suoi insegnamenti demodè. Quelli là oggi li chiamiamo ebioniti, e sono i primi eretici del mondo cristiano. Ma non si molla: verrà il tempo dell'abiura. E quindi vediamo come gireranno ora le cose con la...

Seconda era. Pax romana (91 DC - 300 DC)

Come detto, le comunità cristiane in giro per la mappa sono ancora poche e sparute. Cionondimeno si decide di forzare la mano: nelle principali città del mondo antico vengono fondate le prime sei chiese della religione cristiana. Al loro vertice vengono posti sei patriarchi, ancora inconsapevoli dei diverbi a cui le rispettive congreghe andranno incontro negli anni a venire per via di discordanze apparentemente risibili nelle relative dottrine. Tali dispute, a ben vedere, cominciano fin da subito, perchè queste guide religiose vengono fuori da comunità di anticonformisti che spesso sono state raggiunte dal Verbo solo per sentito dire, più o meno come accaduto a Roma, dove infatti adesso persino il Papa è ebionita. Il Patriarca di Costantinopoli per esempio non ha la più pallida idea di quali siano gli insegnamenti di Cristo: quel che sa se lo immagina a partire dalle dottrine dello gnosticismo, dove affonda il suo background, un insieme di insegnamenti pagani che, in quel vespaio di eteni che è Costantinopoli, si mescola con il culto di Mitra, andando a partorire un qualcosa di lontanissimo dal cristianesimo convenzionale. Il Catholicos dell'Armenia, invece, cerca di fare le cose fatte bene. Si chiede se esistano testi sacri: gli viene consegnata la Torah, e gli viene detto che a Roma si leggono quella. Il buon uomo ci casca. Tempo trent'anni e pure l'Armenia diventa un covo di ebioniti.

L'epidemia si ripropone.
Mentre la Chiesa affonta i suoi primi grattacapi la storia si ripropone: Ctesifonte viene devastata da una nuova epidemia di peste, e i sempre vigili cristiani riescono, stavolta, a convincere i loro vicini di casa zoroastriani che, se avessero pregato per il Dio giusto la volta prima, magari il problema non si sarebbe ripresentato. La mistificazione funziona, anche grazie alla grande libertà religiosa concessa da queste parti, e Ctesifonte diviene diffusamente cristiana.

Nonostante questo primo successo l'inadempienza al proposito dei padri fondatori di cristianizzare la totalità dell'Impero Partico diviene, nel frattempo, una triste constatazione per l'intero mondo cristiano. Ignazio di Antiochia, il secondo successore dell'apostolo Paolo, stanco di questa situazione, fa le valigie e raggiunge la Persia, dove il suo fervore e il suo invito a obbedire con fermezza alle direttive dei vescovi gli fanno guadagnare una fama di grande predicatore. Anche se le sue parole non sempre rispecchiano il canone teoricamente voluto dalla leadership cristiana egli riesce, da solo, nel giro di qualche anno, a convertire l'intera regione. Dopo di che si dirige a Merv, una città caratterizzata da una popolazione molto povera e presumibilmente ricettiva nei confronti di una religione pensata per loro. Lungo il viaggio, però, uno scippatore lo accoltella. L'Arcivescovo siriaco, per non lasciar cadere il suo intento nel vuoto, si dirige perciò a Merv, facendo sue le già antitetiche parole di Ignazio d'Antiochia e tentando di replicarne i sermoni. Non ci riesce, e anzi dando seguito alle balzane teorie del grande teologo ottiene l'unico risultato di rendere ancora più confusa la dottrina cristiana nel mondo. Il contatore che indica la venuta dei secoli bui si alza di 1.

Ci vorranno trent'anni ancora per avere le prime soddisfazioni: l'arcivescovado di Merv si rinnova  un paio di volte e riesce, dopo mille peripezie, a portare dalla sua i poveri della città. L'Impero Partico è finalmente convertito. Il tardivo successo della fase 1 della Missione apostolica riempie di speranza i vescovi in giro per il mondo, a partire da quello di Nobadia, che dapprima converte gli schiavi della regione e poi si sposta verso sud, in Makuria, seguendo il Nilo così come l'apostolo Marco si era proposto di fare tanti anni prima. I successi cristiani in medio oriente però non sfuggono alla leadership romana: l'Imperatore Antonino Pio non ne è contento e dà ordine di nutrire i leoni. In Cilicia molti cristiani vengono messi a morte e per tutta risposta, così come già avvenuto a Roma oltre un secolo prima, i poveri della regione abbracciano in massa le idee cristiane. La notizia giunge fino alla vicina Antiochia, dove qualcuno pensa "Ah, bello il Cristianesimo! Come possiamo fare per saperne di più? Avranno ben pubblicato queste teorie in un libro". Spunta una Torah. Prima che si possa spiegargli che quella è roba superata pure Antiochia diventa ebionita.

Soldi azzerati, contatori dei secoli bui che sale.
Un'amara metafora della contemporaneità.

Il vescovo di Makuria intanto finisce di convertire la sua regione, poi procede a sua volta lungo il Nilo, raggiungendo Alodia, dove notoriamente è praticato il culto di Iside. Un culto diffuso tra... le donne! Nello svolgimento del suo ufficio anche questo uomo di chiesa scopre i monti di Venere, dunque, e torna a casa sconvolto dalle emozioni. Lascia però alle sue spalle una signora di una certa influenza, evidentemente, perchè da sola questa si adopera per portare il Verbo presso le sue compagne di culto, riuscendoci.

Tutto sommato, dunque, anche il ramo copto del cristianesimo comincia a essere piuttosto solido. L'attenzione si sposta verso quello nord-africano, dove il vescovo della Numidia, praticamente poco più che un custode delle spoglie mortali di Giuda, riceve l'ordine di darsi da fare: egli allora converte la provincia romana, poi si sposta verso la Mauretania Tingitana.

Insomma: nonostante un inizio traballante sembra che il cristianesimo se la stia cavando.

È a questo punto che cominciano i problemi con i copti.

La recentemente convertita provincia della Nobadia, infatti, riceve le visite di alcuni pellegrini dell'Anatolia, che portano seco certe teorie mutuate dagli antichi culti dedicati alla déa Cibele... gira che ti rigira la dottrina cristiana a Nobadia viene stravolta dalla neonata eresia montanista, cosa che annulla parte dei costosi e necessari progressi ottenuti nella regione del Nilo da generazioni di missionari. La comunità cristiana ha frattanto messo da parte un discreto tesoretto, grazie alla stabilità delle chiese siriaca e copta. Si investe la totalità di questo budget in un duro lavoro di repressione delle idee montaniste. Un intero anno di guadagni viene sperperato tutto in un colpo solo in Nobadia... senza sortire alcun risultato. La disperazione del mondo cristiano alimenta l'animo del filosofo Quinto Settimio Fiorente Tertulliano, che comprendendo i tempi di crisi in cui si trova si reca in Mauretania, la converte, poi torna nella sua nativa Cartagine, converte anche quella... e se ne va senza lasciare tracce, il che è un bene, perchè storicamente abbracciò proprio il montanismo, mentre qui muore da buon cristiano senza mettercisi pure lui a intorbidire la dottrina del Nazareno.

Gli schiavi della Makuria,
gli stessi che si macchiarono
del sangue di Marco,
abbracciano il montanismo.

Un dato interessante è che la sua opera di conversione, a Cartagine, prevale sulla già diffusa tendenza dei locali ad abbracciare la dottrina cristiana. In questa città c'era infatti l'altro grande polo del culto di Iside, che storicamente è confluito con agilità in quello cristiano, apparentemente fondendosi con i culti mariani, come già avvenuto ad Alodia. Meccanicamente questo mi avrebbe dato accesso a un tiro gratuito per convertire la provincia già ai tempi in cui Giuda l'aveva visitata, ma mi ero dimenticato di farlo. Di conseguenza, grazie al lavoro di Tertulliano, la Missione si ritrova ora con un culto di Iside che seguita a esistere a Cartagine nonostante una piena diffusione del cristianesimo.

Tutto ciò però non fa nulla per fermare l'eresia montanista a Nobadia. Anzi: la confusione nella fede alimenta un dibattito religioso che sarebbe meglio rimanesse silente, e che invece si diffonde fino alla Makuria, dove si sposta il gruppo di pellegrini anatolici responsabile dei precedenti casini nella vicina Nobadia. Questi cercano di fare ordine, spiegando meglio la propria dottrina religiosa. Si fa riferimento alle teorie del Patriarca di Costantinopoli... che però non è un vero cristiano, bensì un fedele dello gnosticismo mitraista, qualsiasi cosa sia. E la frittata è fatta: dal nulla nasce una setta gnostica anche a Makuria. Fortunatamente ciò avviene poco dopo il rientro a casa del vescovo locale, ancora infatuato delle donne di Alodia. Una volta superata la botta ormonale questi si attiva e incontra gli gnostici, riuscendo a convincerli ad abbandonare il loro percorso dissennato. Poi si fa forza, torna ad Alodia, la scopre già convertita, dice "Wow", tira dritto fino all'Etiopia e prosegue oltre, fino a che incontra i sorpresi clan Himyar, che non avevano mai pensato ci fosse qualcosa di interessante da questa parte del deserto. Il vescovo stabilisce che questo come confine del cristianesimo possa bastare: fa come quello che era finito sugli Urali, rinominandosi arcivescovo, dopo di che viaggia a ritroso fino alla Nobadia, incontra gli eretici montanisti, e li mette a tacere al primo colpo, eliminando finalmente anche questa piaga.

Mentre tutto ciò accade il cristianesimo conosce intanto un altro grande teologo: Origene di Alessandria, un professore che scrive lettere a destra e a manca allo scopo di fare ordine nella dottrina cristiana. Un precedente a cui, come vedremo, altri dopo di lui faranno riferimento, anche se ancora nessuno si prende la briga di apprenderne l'insegnamento più ambizioso ("Verba volant, scripta manent") trascrivendo la Bibbia, che seguita a essere trasmessa oralmente.

Sono intanto passati quasi duecentocinquant'anni dalla crocifissione di Cristo. Le sue idee sono andate confondendosi a più riprese, ma questo è solo l'inizio: di colpo i paganissimi studiosi dell'Iberia decidono infatti che le idee cristiane hanno abbastanza senso, ma solo se completamente distaccate da quelle espresse nell'Antico Testamento, il cui dio era palesemente diverso da quello "nuovo" predicato da quel Pietro da loro assassinato duecento anni prima. Da questa lucidissima critica alla filologia di una religione nata dall'evoluzione di culti precedenti e debolmente interconnessi questo bislacco tentativo di stabilire a priori come funziona il cristianesimo nasce così l'ennesima eresia: il marcionitismo. Il vescovo locale, di fatto il custode dell'ossario che contiene le spoglie di Pietro, li incontra e tenta di farli ragionare. La chiesa gli dona un'infinità di denaro per fare propaganda religiosa, ma esattamente come accaduto in Nobadia anni prima non c'è niente che lui possa fare: spreca tutti questi soldi e crepa, forse non prima di avere abbracciato a sua volta l'eresia marcionita.

Cipriano di Cartagine non la manda a dire.

L'élite cristiana si mette le mani trai capelli, pregando che qualcuno salvi la Missione ancora una volta. E le preghiere vengono esaudite: Tascio Cecilio Cipriano, vescovo di Cartagine, stanco di questi pellegrini anatolici che pretendono di diffondere il cristianesimo senza neanche avere mai visitato il santo sepolcro, si fa un viaggio fino all'Anatolia, che converte, per poi andare in Grecia, convertire pure quella, e infine incontrare il Patriarca gnostico-mitraistico di Costantinopoli, tale Tito, sfruttando tutto il supporto popolare raccolto nel corso del suo viaggio per farlo deporre. Ambo le eresie attive a Costantinopoli, lo gnosticismo e il mitraismo, vengono eradicate, e così il ramo greco del cristianesimo è finalmente sanificato. Al posto di Tito viene messo un nuovo Patriarca, chiamato Domezio, e il buon Cipriano se ne torna a Cartagine, dove vivrà il resto dei suoi giorni senza essere martirizzato, a differenza di quanto accaduto nella storia reale.

La Chiesa Greca dopo il passaggio di Cipriano.

Non è l'unico a lasciare Costantinopoli: diversi gnostici, tacciati di eresia, non hanno accettato la conversione al cristianesimo e ora sono ancora una volta alla ricerca di una nuova casa. Approdano ad Alessandria, niente popò di meno che la sede della Chiesa Copta, già dimostratasi terreno fertile per le eresie, e non solo vi stabiliscono una nuova setta gnostica, ma rendono eretico persino quell'idiota del nuovo Papa Copto, Teona di Alessandria, che nonostante un'infinità di tentativi dell'arcivescovo di Nobadia di farlo ragionare dà ordine di smettere di versare l'8x1000 i contributi nelle casse generali del cristianesimo.

Siamo al 300 DC e rispetto alla fine dell'era precedente le cose sono senza dubbio cambiate. Sulla carta il cristianesimo si è molto diffuso nel mondo antico. Tuttavia la frequente tendenza allo sviluppo di eresie di vario genere dimostra le difficoltà nel tenere unito un culto vasto e costituito unicamente sul passaparola. Trecento anni dopo la crocifissione, infatti, ancora nessuno ha fatto ordine nel canone cristiano, che ancora deficita di un testo scritto. Il Nuovo Testamento, insomma, ancora ha da venire, e questo continuo gioco del telefono generazionale tra missionari sta facendo parecchi danni.

Ma prima ancora della venuta della prima Bibbia c'è un altro evento che sta per scuotere la storia e rimescolare le carte in tavola: l'arrivo, del tutto inaspettato, di un Imperatore Romano cristiano... Costantino.

Ci vediamo tra una settimana con la parte 3, in cui Roma smette di dare in pasto i cristiani ai leoni... o forse no.

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