The Mission. Dei copti e della loro naturale tendenza verso l'eresia (parte 4 di 6)

Secolo dopo secolo la religione cristiana non cessa di lottare per la propria affermazione. Neanche il bipolarismo di un Impero Romano mai così caotico, che alterna stagnanti eresie a sanguinose contro-eresie, le quali si traducono tra l'altro in violentissime faide intra-famigliari, riesce ad arginare il lento dilagare dell'oppio dei popoli. In qualche maniera, infatti, i cristiani hanno imparato a vivere all'ombra dei giganti, facendo propria la forza repressiva dell'Impero Romano. Un trionfo dell'adattamento, se non che questa lampante decadenza ci porta dritti dritti verso la...

Quarta era. La caduta di Roma (451 DC - 630 DC)

Un'improvvisa migrazione di massa dal Nord Europa, avvenuta in congiunzione con un'estesa crisi economico-sociale che interessa l'intero Impero Romano, si traduce in una guerra etnica di proporzioni massive. Sono i soldati stessi, ormai in larga parte provenienti da popolazioni barbare, a rovesciare il potere imperiale. Roma non riesce a reggere l'impatto con la venuta prima dei Visigoti, che saccheggiano la capitale, e poi dei Goti, che vi installano un regnante, Odoacre, che sceglie per sè il titolo di Re d'Italia anzichè quello di Imperatore dei Romani, appellativo che evidentemente, per l'uomo moderno, non conta più una mazza.

Storicamente questo fatto viene preso come pietra miliare per stabilire la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, contrapposto a quello d'Oriente, che continuò a esistere per secoli, guidato dalla sua capitale Costantinopoli.

Nel mio caso tuttavia l'Impero non si spezza verticalmente, bensì orizzontalmente. Con una manovra da far rivoltare nella tomba i veterani delle guerre puniche la capitale viene infatti spostata non a Costantinopoli, luogo poco cristiano, bensì a Cartagine, attorno alla quale si è piano piano organizzata la Chiesa Miafisita Africana. Questo è il ramo cristiano più solido tra quelli sviluppatisi nel corso della partita, e quindi mi preme difenderlo dai tempi che verranno, che già si prefigurano ardui. Nasce così l'Impero Romano del Meridione. Al contempo si forma indipendentemente un altro regno cristiano: nelle regioni di Nobadia, Makuria e Alodia, in gran parte raggiunte dal credo, sorgono tre regni, che chiameremo collettivamente Nubia, e che abbracciano la Chiesa Miafisita Copta. Un popolo scismatico, certo, ma il cui contributo sarà importante per difendere gli epicentri del cristianesimo dalla venuta dei barbari, che a questo punto, non più tenuti a bada dai Romani, cominciano a spuntare da tutte le parti.

Sassoni, Bulgari, Cazari, Turchi, i clan Himyar e i Vandali si presentano infatti ai confini del mondo conosciuto, che grossomodo corrispondono a quelli dell'Impero Romano, e cominciano a fare importanti pressioni per assicurarsene delle fette. Popoli barbari, dicevo, eppure alcuni di loro sono, persino, vagamente cristiani: trai Sassoni serpeggia per esempio una nuova eresia, l'arianesimo, una dottrina di matrice cristiana che fondamentalmente se ne distanzia per alcune vedute che non stento a definire triviali riguardo alla natura della Trinità divina, roba del tutto incomprensibile per un ateo come me, ma che al credente dell'epoca dovevano suonare importantissime. Anche perchè a questo punto viene organizzato il Concilio di Calcedonia, una farsa che ha luogo nei pressi di una Costantinopoli che continua a non avere una comunità cristiana attiva. Si discute appunto di queste nuove teorie, e la cosa si potrebbe tradurre semplicemente con una scomunica in massa dei sassoni se non fosse che i vescovi provenienti dall'area armena, e da Antiochia in particolare, a questo punto prendono la parola, chiariscono che questa storia della Trinità per loro è roba seria e che, per essere precisi, loro la pensano proprio come i Sassoni, motivo per il quale non concordano con la decisione di scomunicarli. Stupore, insulti, schiaffi. La scomunica arriva, ma arriva anche per l'intero ramo armeno. Questi, dopo aver sopportato per secoli che venissero buttate vagonate di soldi ai copti senza che una lira venisse invece mai spesa su Antiochia, che infatti ha una comunità cristiana pressochè inesistente, se ne vanno dopo aver annunciato che faranno anche loro uno scisma, così come i copti, per l'appunto, che avranno diecimila eresie sotto il culo ma che almeno non perdono tempo con questi inutili concili che, a dispetto del nome, non fanno altro che dividere sempre di più i cristiani. Accuse gravi, e infatti in chiusura della riunione cattolici, ortodossi e miafisiti decidono di impegnarsi per cercare di rimediare alle divisioni tra di loro, in futuro, anzichè acuirle sempre di più. Vedremo poi con che risultati.

Mentre il dibattito religioso impazza i romani si organizzano per far fronte alle minacce straniere. L'armata romana viene spostata in Mauretania Tingitana, dal cui confine i Vandali, che hanno occupato l'Iberia e sono scesi fino al Nord Africa, minacciano di compiere un'invasione in forze. Nell'area dell'odierno Daghestan si stabilisce il regno pagano di Sarir, guidato da un tiranno del quale non ci è giunto il nome. I Sassoni cominciano a discendere da nord, prendendosi l'Irlanda e poi la Britannia. I Bulgari occupano l'area in cui un giorno sorgerà la Rus' di Kiev. Gli Himyar avanzano prendendosi l'Etiopia. La Nubia tenta di rispondere cercando di sottrarre agli Himyar il controllo dell'Etiopia, ma fallisce.

I cattolici hanno fatto proprio un bel lavoro.

Bisogna ricucire i rapporti con gli ariani, si dicono i cristiani, che quindi guardano alla comunità ariana più importante sulla mappa... i Sassoni, naturalmente, non certo gli scomunicati di Antiochia. Il vescovo del Belgio viene mandato in Britannia. Qui egli s'innamora e torna a casa con la sua sposa, annunciando di volersi dedicare alla famiglia. Viene trovato un sostituto e mandato a sua volta in Britannia, che riesce a convertire. Poi questi fa rotta verso l'Irlanda, dove incontra le comunità di schiavi locali e mette in circolazione presso di loro alcune copie della Bibbia in latino, riuscendo a convertirli al cattolicesimo. Il superuomo in questione decide allora che vale la pena di provare il tutto per tutto: viene versata una lauta somma di denaro direttamente nelle casse dei Sassoni, e una volta comprato il loro interesse si invitano i loro leader a discutere del concetto di Trinità divina. Salta fuori che il vescovo ha una grande capacità oratoria, perchè riesce a convincere i Sassoni, evidentemente disinteressati, in verità, a tutte queste seghe mentali sulla Trinità, a lasciar perdere l'arianesimo, passando al cattolicesimo. I patriarchi cristiani esultano: i Sassoni sono convertiti.

Ad Antiochia, offesi, si dicono che passare dall'arianesimo al cattolicesimo non equivale a ricucire lo scisma, ergo s'incattiviscono e cominciano definitivamente a fare le cose di testa loro. Il vescovo di Antiochia s'incammina, recandosi presso gli schiavi dell'Armenia, che comincia autonomamente a convertire tutti assieme all'arianesimo.

Il comitato di benvenuto romano
si prepara a dare il ben servito ai Vandali.

Passano trent'anni senza che spuntino eresie, tiranni o altre amenità. I Sassoni, ora cristiani, avanzano prendendosi il Belgio, mentre i Cazari discendono sull'Alania. I popoli turchi lanciano una guerra lampo che li porta a occupare di colpo tutto ciò che c'è dagli Urali all'India. Dato che il cuore pulsante del Ccristianesimo, però, è nel bacino del Mediterraneo, parte del budget delle Chiese viene investito per fondare l'Ordine dei Cavalieri di Tingitana, che se ne stanno appunto in Mauretania Tingitana, dove affiancano le truppe romane nell'impedire l'avanzata dei Vandali. Con lo stesso scopo, ma con riguardo ai clan Himyar, viene fondato anche l'Ordine dei Cavalieri di Alodia. Si ha l'impressione che tutto stia per andare in pezzi, ma non si demorde: nello stallo generale la Bibbia viene tradotta in copto, mentre alcune copie del Nuovo Testamento in latino circolano fino a raggiungere la Spagna, dove finalmente gli eredi degli studiosi che secoli fa assassinarono San Pietro si decidono ad abbracciare il cristianesimo.

Esplode l'adozionismo a Kiev. Ci posso fare qualcosa?
No. E allora tanti saluti.

In questa situazione sorge finalmente un Imperatore Romano vecchio stile. Si tratta di Giustiniano, il quale si pone come obiettivo quello di riportare Roma alla sua vecchia gloria. Primo step: riprendersi Roma, naturalmente. L'operazione va a buon fine, e per quanto non venga seguita da nessun altro risultato degno di nota tanto basta a far cagare addosso i popoli barbari, che per qualche decennio non avanzano ulteriormente verso i confini romani. Sembra tutto rose e fiori, ma non è così. Giustiano è un imperatore "vecchio stile", abbiamo detto. E infatti è eretico. La capitale romana adesso è a Cartagine, dove se vi ricordate sopravvive quella famigerata setta del Culto di Iside. Devo pensare che Giustiniano sia un frequentatore di quella gente lì. Comunque sia questo, come al solito, manda nel pallone vescovi e arcivescovi, che per tutta la durata del (lungo) regno di Giustiniano non trovano di meglio da fare che attivarsi per tradurre la Bibbia pure in siriaco. Qualche prete locale tenta di convincere gli studiosi di Milano e gli schiavi di Tebe che il cristianesimo può fare per loro, ma non riesce a combinare nulla. Molto oltre i confini romani, a Kiev, in compenso, qualcuno trova il modo di sostenere che, con un Giustiano eretico, il Cristianesimo tradizionale sia finito. Nasce così, in questo scenario già piuttosto confuso, l'eresia adozionista, ci cui non ho capito una mazza e quindi non vi so spiegare in che cosa consista. Dato che Kiev è assai lontana dai miei missionari, però, già capisco che questa se ne resterà lì per un po'.

Alla morte di Giustiano torna a scoppiare il caos: compare l'orda dei Göktürk, un popolo fedele al dio Tengri, che conquista la Mongolia dai Turchi, ricacciandoli verso gli Urali per qualche anno, fino a che questi tornano a discendere a tutto gas e si riprendono i territori persi. I missionari la smettono di discutere del nulla cosmico e stavolta sono proprio i copti a dare l'esempio: l'Arcivescovo d'Alessandria viaggia fino alla Nobadia, regione dove ormai da centocinquant'anni i manichei predicano liberamente le loro pagliacciate. S'individua un piano comune per venirsi incontro in questi tempi di crisi e così i manichei tornano all'ovile, scomparendo dalla mappa. Subito dopo la Nobadia viene convertita, così come l'India, che comunque si teme possa tornare rapidamente pagana in virtù di eventuali, future, invasioni da parte dei turchi.

I Sassoni, convertiti, si scontrano
con i Franchi di Clotardo I.

Il sesto secolo va tramontando, ma decide di farlo con stile. Le orde di Vandali finalmente vanno all'attacco, infrangendosi contro le difese romane e cristiane in Mauretania. Ma la difesa dei nubiani e dei cavalieri di Alodia non sortisce lo stesso effetto: gli Himyar distruggono i cavalieri, e fanno arretrare il confine fino alla Makuria. Dall'altra parte del bacino del Mediterraneo i Sassoni fanno per procedere oltre il Belgio, ma si scontrano con un ostacolo imprevisto: tale Clotario I, Re dei Franchi, nel frattempo sorti nelle terre anticamente popolate dai Galli. Egli, cristiano, è particolarmente affezionato alla sua poltrona e non li lascia passare. La cosa non mi rallegra, perchè confidavo in una rapida avanzata dei Sassoni fino alle porte di Roma, ma vabbè, mi dico che presto o tardi i Franchi cadranno, e che c'è solo da aspettare qualche turno.

La Nubia affronta i clan Himyar.

Manco a dirlo mentre la Nubia prende botte e la Francia si anima di vita propria l'Imperatore, Flavio Maurizio Tiberio, è eretico. Il culto di Iside si riconferma più popolare che mai, insomma, e ancora una volta vescovi e arcivescovi riprendono a litigare. Fortunatamente la Nubia è esterna ai confini dell'Impero Romano, e quindi l'Arcivescovo di Nobadia non è coinvolto in queste quisquiglie. Accompagnando le truppe nubiane, che lanciano un attacco a piena potenza contro gli Himyar, rispedendoli prima in Etiopia e poi nelle caverne, egli visita proprio l'Etiopia, facendo circolare la Bibbia copta presso alcuni ascetici pagani, che avendo assistito coi loro occhi a un confronto militare tra le idee pagane e quelle cristiane constatano la convenienza di adottare le seconde. A siglare il successo della resurrezione del cristianesimo copto interviene la fondazione di un imponente monastero a Makuria, il monastero di Ghazali. Le altre Chiese, gelose, anche se bloccate nei dibattiti sulla legittimità del culto di Iside, non stanno a guardare: silenziosamente esse stipendiano alcuni gruppi di predicatori, che con la scusa di un pellegrinaggio a Ghazali si recano in Makuria e Alodia, fondandovi delle comunità leali, avverse allo scisma dei copti, e che secondo i piani un giorno si attiveranno per fare le giuste pressioni affinchè esso venga ricucito. Questi fedeli saranno noti come melchiti, e le loro chiese saranno note come chiese melchite. Costicchiano, i melchiti, ma più ne ho più sarà facile chiudere lo scisma.

Con la fondazione del Monastero di Ghazali
e la nascita di tante Chiese Melchite
il Mar Rosso si conferma una meta turistica di primo livello.

Nel frattempo, per via di questo continuo discutere di eresie, è da qualche tempo che la dottrina cristiana appare un po' stagnante. Alla fine sono decenni, se non secoli, che la cristianità si è infatti chiusa in una perpetua caccia all'uomo, una continua messa in dubbio dell'ortodossia dell'altro, che porta solo a divisioni e a nessun vero progresso in termini di ricerca della fede. Fortunatamente compare un nuovo Grande Teologo, Gregorio Magno, il vescovo di Roma, che rianima un po' il dibattito proponendo, nei suoi seminari, un discorso che riparte da quelle ultime encicliche riguardo al ruolo dell'Impero, e del suo esercito, nelle faccende della Chiesa. Propone una sua omelia intitolata "Quis custodiet ipsos custodes?", facendo notare che ora che l'Imperatore è eretico il suo esercito rischia di essere una scheggia impazzita che si rivolta contro i cristiani, anzichè contro i loro nemici. La sua operazione ha successo, e finalmente la Chiesa si sbarazza della sua deriva militaresca: il contatore dei secoli bui retrocede di 1, tornando a 0.

Gli Avari compaiono nella Valle del Danubio,
sottraendo terreno ai Bulgari.

La notizia che i secoli bui sono ancora lontani non interessa i popoli barbari, che vivono una primavera assai bellicosa: i Bulgari si trovano a cedere una parte del loro territorio, la Valle del Danubio, al popolo degli Avari. I Sassoni sfidano in battaglia il Regno dei Franchi, che però di nuovo regge l'impatto senza battere ciglio. I Cazari conducono una guerra decennale con l'Innominato di Sarir, riuscendo infine a farlo fuori e a riprendersi l'intera regione. I Turchi, pienamente occupava l'India, procedono verso Merv, che conquistano all'Impero Partico, il quale retrocede perdendo una delle sue regioni storiche. Gli stati cristiani non sono coinvolti in tutte queste guerre e quindi stanno a guardare, mentre altri pellegrini provenienti dalle Chiese non scismatiche discendono lungo il Nilo, recandosi a loro volta in pellegrinaggio a Ghazali, dove lasciano ingenti donazioni destinate a essere riconvertite in denaro liquido il turno successivo, per poi stabilirsi da quelle parti (Etiopia, Nobadia, Alessandria), dove istituiscono altre chiese melchite.

Perduto gran parte dell'Occidente, l'Impero Romano sembra riuscire comunque a reggersi in piedi. Il cristianesimo regge. La Nubia è florida. Il peggio è passato? Gli storici del tempo sostengono di sì. Ma i teologi più avveduti sanno che la vera minaccia, la madre di tutte le rivoluzioni religiose, sta sorgendo in questo momento proprio nel Medio Oriente, e che questa volta i regni cristiani non saranno pronti a quel che sta per venire...

Ci vediamo tra una settimana con la parte 5, in cui il cristianesimo se la vede con una nuova religione abramitica: l'Islam.

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